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Dove Gira: Disconutshot

Nel quartiere Ferrovia di Lecce, Sergio ha creato un centro nevralgico per musicisti e appassionati e chiunque voglia essere contagiato dalla sua energia e passione.

  • Alessandra Sola
  • 14 November 2025
Dove Gira: Disconutshot

Cosa cerchi quando vai in un negozio di dischi? Dischi, direte voi, ovvio! Beh, per quanto mi riguarda, non solo. Un negozio di dischi diventa un po' il rifugio sicuro del selezionatore compulsivo, il porto di attracco del ricercatore straniero (anch'esso compulsivo, si intende) che approda in una nuova città. Disconutshot, nei nove anni dalla sua apertura, sembra essere diventato proprio questo.

Sergio, che di Disconutshot ne è il timoniere, oltre essere un grande appassionato, è anche un grande trasmettitore della sua passione. L'ho capito subito quando, dopo un ordine su Discogs, ho ricevuto le foto dei dischi ordinati e gli snippet dei rip per mostrarne le condizioni.
La sua energia è ben bilanciata dalla cura che mette nel negozio e nei dischi che lo abitano, ma noi per saperne di più gli abbiamo fatto le fatidiche 5 domande di Dove Gira.

Per leggere le risposte e immergervi nello spirito Disconutshot, vi consigliamo due tracce che Sergio mi ha dato quando gli ho chiesto un disco in particolare che rappresentasse al meglio il suo negozio.

Leroy Pullins - I'm A Nut

Klein & Mbo - Dirty Talk

Come e quando è nato Disconutshot?

Disconutshot apre i battenti l’8 dicembre del 2016 nel quartiere Ferrovia di Lecce, dove dimoro da sempre. Prima di allora faccio cinque anni di gavetta da produttore discografico/bancarellaro underground con i dischi delle mie label (white zoo records, killed by disco e ave phoenix records). Una volta che i dischi scambiati e quelli acquistati hanno raggiunto il livello di guardia, ho sentito la necessità di parcheggiarli in uno store fisico. L’origine del nome è piuttosto censurabile: una scommessa fra amici mentre frequentavo un master in music business (“se mai dovessi aprire un negozio lo chiamerò Disco...”) e una primigenia denominazione, volgare e irriferibile, che si è trasformata nel meno molesto Disconutshot. Il logo è una nocciolina, chiaramente su di giri, che cita Happiness Is A Warm Gun dei Beatles.

Cosa influenza maggiormente la tua selezione?

I miei ascolti. Dopo aver dismesso i panni di metalhead dopo un’intensa epifania alla tenera età di tredici anni assistendo al Monsters Of Rock in quel di Reggio Emilia, nel 1992 transito verso sonorità punk e new wave, e quindi anche elettroniche. Anzi, direi che in qualche modo recupero la mia naturale tendenza a essere affascinato da quei suoni sintetici che non avevano smesso di accompagnarmi da bambino, quando mi imbambolavo davanti a qualunque video synth-pop riuscissi a intercettare sulle reti locali: da Grace Jones ai Soft Cell, dai Pet Shop Boys ai New Order. A partire dalla seconda metà dei 90s, quando il rock subisce la sua evoluzione/involuzione post (che noia) mi sposto definitivamente su house, techno ed electro, assorbendo tutto. Il primo ciclone electroclash, per dire, è stato un movimento e un fenomeno che mi ha toccato molto da vicino con la sua natura crossover e vicina al punk degli esordi. La proposta del negozio è una naturale prosecuzione di quella formazione e di questo eclettismo: dal punk alla musica house e techno, ma anche tanta psichedelia, world/exotica, rap, jazz e una sana spruzzata di mainstream, perchè abbiamo un’intera città da servire e fa bene anche alle tasche. Ovviamente trovi nuovo e usato, credo che un vero negozio di dischi dovrebbe avere entrambi, non solo usato.

Come vengono suddivisi i dischi all’interno di Disconutshot? Credi che la scelta di suddivisione influenzi la ricerca dei clienti?

Abbiamo un’esposizione di circa sessanta metri quadri: rimanere nel mio quartiere, distante solo cinque minuti a piedi dal centro, ma considerato “periferico”, mi ha consentito di godere di un affitto contenuto per una metratura degna di un negozio di dischi specializzato, che vede l’esigenza di stipare una rappresentanza vinilica di svariati generi musicali sotto lo stesso tetto. Sono tutti suddivisi per generi e rispettivi sottogeneri. Ogni sezione è accompagnata da una selezione di dischi di seconda mano, e poi ci sono i cheapos raccolti in un settore a parte (nessuno di questi ultimi, maxi o album, supera il costo di tre euro). Un’intera “isola” di oltre quaranta scaffali (senza contare ciò che è in magazzino) è dedicata alla musica elettronica e ai maxi-single 12” per DJ, un vero e proprio piccolo negozio di musica elettronica all’interno del negozio stesso. Una consolle con due piatti technics e un mixer è a disposizione dei DJ.

Come vedi la scena elettronica della tua città? Ritieni ci sia stata un’evoluzione da quando avete aperto o comunque negli ultimi anni?

La scena elettronica leccese e salentina gode da sempre di ottima salute, alcuni dei DJ tecnicamente più dotati che ho visto nel corso della mia esistenza provengono proprio da qui, e ne ho visti tanti e di tutte le latitudini. Non faticherei a citarti una cinquantina di nomi se volessi, tutti addetti ai lavori. Disconutshot è aperto da quasi nove anni e, oltre a essere amici, ci lega la passione per la musica, spesso si sono alternati alla consolle in negozio: da Francesco Fisotti di Quattro Bambole Music a Cosimo Papa in arte Kosmik, con il quale mi lega un’amicizia più che ventennale, da Guido Nemola e Chico Perulli dei Joyfull Family a Robert Crash, il nostro outsider del basso Salento; da Andrea Mangia aka Populous, la cui traiettoria seguo dai tempi delle prime tracce su Morr Music e del quale abbiamo presentato in negozio il nuovo album, Isla Diferente, su fino a Willo, un ragazzo che nel negozio si è formato tanto e domina insieme alla sua crew la scena rave locale. Credo che la stessa apertura del negozio abbia rappresentato un’evoluzione in seno alla città, intanto mettendola sulla mappa dei turisti appassionati di musica dance. Sono tanti i DJ stranieri che passano qualche piacevole ora in negozio durante l’estate e non solo: proprio mentre ti scrivo ci sono tre simpatici tedeschi di Mannheim che scartabellano avidamente fra gli scaffali dei maxi-single, si parlava appunto del Time Warp. E poi credo che Disconutshot abbia rappresentato un passo in avanti anche in termini di collaborazioni fattive: due ragazzi come Matteo Reho e Giuseppe Vincenti sono stati battezzati Those Funky Guys proprio qui ed è ancora il nome che utilizzano per i loro set; io stesso ho prodotto il primo 12” del talentuoso Max Nocco, Rusty Trombone, con la mia Killed By Disco, una trax molto Madchester, riscopritela. Insomma, la scena c’è e risponde bene. I generi contemplati e i più venduti rimangono house, nu-disco, italo disco e affini.

Come ti immagini il futuro di Disconutshot?

Con un approccio assolutamente anticonvenzionale, il futuro di Disconutshot è semplicemente quello di diventare uno dei più importanti store specializzati in Europa per tutti i vinyl-maniaci che vi leggono: niente di più, ma neanche niente di meno.

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