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Ricominciare da zero: intervista a Fernando Costantini

Da un volo per New York alla nascita di una label: Fernando Costantini racconta come from scratch è diventata una comunità di artisti uniti da umiltà, unione e comunità.

  • Alessandra Sola // Photos © Claudia Deganutti
  • 29 October 2025
Ricominciare da zero: intervista a Fernando Costantini

C’è un momento, nella carriera di un artista, in cui si sente la necessità di tornare alle origini.
Per Fernando Costantini, quel momento è arrivato nel novembre 2018, durante un volo verso New York. Così in otto ore, tra le nuvole, nasce la traccia “Space About You”, ora su Timeless, e con lei l’embrione di un’idea più grande: from scratch, la sua label e visione musicale, costruita sul coraggio di ripartire da zero.

A distanza di sei anni da quel viaggio, from scratch è diventata una piccola comunità di artisti uniti da un’attitudine comune, che rispecchia i valori di forza e umiltà. Un collettivo che si muove nel sottosuolo della scena, con l’intenzione di concentrarsi su artisti emergenti e underrated, dove la musica è davvero al centro, dimenticando l'hype dei social media.

Questa stessa filosofia prende forma, oltre che con la label e la serie di podcast su Soundcloud, con showcase e party in giro per l’Europa, come quello al Club Der Visionaere a Berlino questa estate.
Domenica 2 novembre la cometa di from scratch atterrerà all’EV Station di Bologna, con Luc, Green, Gäbrø, Eeva & Guenda O’C e lo stesso Fernando Costantini, che si alterneranno in consolle dalle 8 del mattino alle 22, in una lunga giornata di musica, amici e verità condivisa, per iniziare da zero, insieme.

Per calarci a pieno nell’essenza di questo concept abbiamo fatto due chiacchiere con Fernando…

Partiamo dal principio. Novembre 2018: un volo per New York, otto ore in aria e una traccia che nasce tra le nuvole. Cosa stava succedendo in quel momento, dentro e fuori di te?

Avevo la sensazione di trovarmi a un punto di svolta. Sentivo che serviva uno switch, qualcosa che rimettesse in moto la mia creatività dopo un periodo più meccanico. In quel volo ho aperto il laptop con un’idea molto chiara: volevo lavorare su un suono che mi rappresentasse di nuovo. Ho caricato qualche sample, ho costruito la struttura, e a fine viaggio la traccia era praticamente finita. È stato un momento di totale connessione: il tempo si è fermato, ed è come se da quel volo fosse nato tutto.

Quella traccia è diventata “Space About You”, uscita su Timeless ben sei anni dopo dalla sua creazione, nel novembre 2024…

Sì, l’attesa della pubblicazione rappresenta per me un punto preciso: la voglia di tornare all’essenza, a un suono sincero e senza sovrastrutture. L’attesa in sé della pubblicazione, è stata la prova che si può ritrovare la propria voce anche dopo anni di esperienze, basta avere il coraggio di fare spazio a ciò che davvero ti appartiene.

Hai raccontato di voler “tornare alle basi”, ricominciare davvero da zero. In che modo questa esigenza ha generato from scratch e la sua filosofia?

From scratch nasce da un concetto semplice ma profondo: quando vuoi costruire qualcosa che risuoni con te, devi accettare di ricominciare. Tornare alle fondamenta, ripercorrere le tappe, accettare che la crescita è fatta di salite lente. È un atto di coraggio, ma anche di onestà. Il nome stesso dice tutto: from scratch, “da zero”, significa eliminare ciò che è superfluo e lasciare parlare l’essenza. È quello che ho voluto fare nella mia carriera, e lo stesso spirito che cerco nel sound e nelle anime che abitano from scratch.

Dopo quel volo, hai suonato nella Panther Room dell’Output Club di New York, negli ultimi mesi di vita del club. Che ricordo porti con te di quella notte?

Un’energia unica. Il club stava per chiudere, e si sentiva una sorta di malinconia nell’aria, ma anche una gratitudine enorme.
Avevo appena finito quella traccia in volo e l’ho suonata per la prima volta lì, in un set lungo quasi quattro ore. Dentro c’erano anche alcuni dischi che avevo trovato in città nei giorni precedenti. È stato come se tutto si allineasse: il viaggio, la musica, l’atmosfera del club.
Ero grato a Dennis di Nomad Talent che mi aveva permesso di essere lì. È una di quelle esperienze che non dimentichi, perché segnano un prima e un dopo.

Nel podcast che hai registrato hai inserito alcuni dischi comprati a New York. È come se dentro quel mix ci fosse un tassello di quella città. Cosa volevi fissare lì dentro?

Esattamente quello: un frammento. Dentro quel podcast c’è l’energia di New York, la voglia di esplorare, di riscoprire. È come se avessi voluto fissare quel momento per non dimenticare la sensazione di rinascita che avevo addosso. Era il mio modo di dire “sto ripartendo”.

La prima release di from scratch, uscita ad aprile 2025, è firmata Ra e si intitola “Circadian Love”. Perché iniziare da lì e che direzione volevi tracciare con l’apertura del catalogo?

Volevo che la label parlasse prima con la musica. Nessuna presentazione, nessun annuncio roboante, solo il suono.
“Circadian Love” di Ra racchiude perfettamente l’identità di from scratch: groove profondo, sensibilità analogica, equilibrio. È una release che parla di tempo e di ritmo naturale, e in qualche modo rappresenta anche la ciclicità del mio percorso.
Per me era il modo più coerente di dire: si ricomincia, ma con consapevolezza.

La famiglia from scratch è composta da artisti underground, spesso emergenti, che condividono una stessa visione e valori comuni. Cosa ti guida nella scelta delle persone con cui collabori e cosa significa, per te, costruire questa comunità?

Credo molto nel valore dell’attitudine. Cerco artisti che abbiano una visione solida, ma anche la capacità di restare umili, curiosi, disposti a imparare. Non mi interessa la quantità né la velocità: preferisco pochi dischi ma che restano nel tempo. From scratch è uno spazio piccolo e sincero, dove l’importante non è l’apparenza ma la sostanza, dove ogni uscita rappresenta un passo reale. L’idea è proprio questa: costruire dalle fondamenta insieme, su cui si appoggeranno poi delle strutture concrete, destinate a durare.


Le foto sono di Claudia Deganutti

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